Restiamo Umani al Nuvola Rossa
fotografia di Martina Bellantone
da Sebastiano Giuffrida 
Grazie a voi che l'altra sera avete fatto vibrare i nostri 30mq come il migliore dei mondi possibili. Teatro e Resistenza, due concetti, due pratiche che vengono da lontano, sconosciute per intere generazioni [..]. Il teatro, quello che ha ancora e sempre qualcosa di necessario da dire e raccontare, non il "teatrino" da intrattenimento ma il Teatro che si prende la responsabilità di mettere in scena realtà e umanità. 

da Virginia Casillo 
Un grazie a voi, per il meraviglioso spettacolo e per aver dimostrato con efficacia che la cultura, così come la vita, non necessità di padroni.

da Simone Galanti 
Un fortissimo Grazie a Voi, mi avete fatto vivere nuovamente l'emozione di piangere liberamente e fregarsene del tutto, totalmente immerso nel vostro spettacolo!

da Doula Micòl 
Grazie a voi Luca e Nina. Mi piace molto la forma del teatro 'rebelde' per chi come noi magari non approfondirebbe certi temi o per i miei figli che cominciano a assaporare valori che altrimenti non respirerebbero .... Ieri durante una conversazione in cui qualcuno ha detto 'siamo umani' Arturo, che giocava poco più in là, ha risposto 'Nonostante tutto?' e quando io gli ho risposto 'sì restiamo umani' ha sorriso felice .... grazie ancora ...

Restiamo Umani al Nuvola Rossa
fotografia di Martina Bellantone
da Angelo Maddalena
Restiamo Umani di Luca Privitera ed Elena l’ho visto due volte in due giorni: a Siracusa venerdì e a Messina ieri sera. Ero con loro, cioè in viaggio con loro, da Pietraperzia a Siracusa e da Siracusa a Messina. Li ho accompagnati in queste strade siciliane che a tratti ricordano la Palestina, soprattutto se ti perdi in un paesino di montagna vicino Messima come ci è successo ieri pomeriggio grazie al Tomtom e a una deviazione per lavori in corso all’ingresso di Messina. Non vorrei dire niente di quello che ho visto e ascoltato guardandoli sentendo i loro canti i loro urli la loro narrazione/testimonianza, non vorrei dire niente per custodire dentro di me un trauma, un trauma del dolore e della speranza, “un grido cantato di dolore e di speranza” … forse le immagini proiettate dietro di loro non so se sono efficaci, visto che ci sono già loro a raccontare, questo l’ho pensato ieri sera all’inizio dello spettacolo, poi sempre meno, le violenze dei militari israeliani non lasciano dubbi, inchiodano, sconcertano col rischio o con la necessità di nauseare chi guarda.

Una fisarmonica e una tammorra, due voci, due volti, tracce di autobiografia di Nina che è nipote di donna ebraica sopravvissuta a Dachau … e che racconta della negazione del proprio cognome da parte di molti ebrei che si vergognavano, e che rimanda alla negazione, alla dimenticanza dei genocidi e degli stermini di massa, “dopo la seconda guerra mondiale uno dei risultati di quello che è successo è che abbiamo fatto l’abitudine agli esodi di massa”, scrive Hobsbaumn ne Il secolo breve, e poi c’è il rimando a Experience et pauvreté di W. Benjamin, “raccontare e ascoltare i racconti è liberarsi delle esperienze più traumatiche, dopo la prima guerra mondiale si è persa la capacità di comunicare le esperienze oralmente, perché gli uomini tornavano muti non perché non avevano nulla da raccontare ma perché erano talmente traumatizzati dall’orrore visto e vissuto che non riuscivano a parlare”…

Restiamo Umani al Nuvola Rossa
fotografia di Martina Bellantone
Un tubo rudimentale per “fischiare il vento”, atmosfere di deserto e di desolazione e poesia della voce e delle parole e dei gesti, Nina che racconta di Israele ricoperta di neve che sembra chiedere pace, purificazione del sangue versato … commovente, toccante, con i testi di Vittorio Arrigoni mai citati, ma sparsi, confusi nel testo e nell’insieme, il bambino bloccato dai militari che lo perquisiscono, i chek point a ogni angolo di strada in Palestina, la voce di Luca che con ritmi incantanti racconta l’orrore e lo scempio e la sofferenza e la volontà indomita di restare umani … come scriveva e diceva Arrigoni. C’è, un finale di “guardiamoci negli occhi e coltiviamo la fratellanza” che pronuncia Nina mi toccano in modo troppo emotivo. Saviano ed Erri De Luca sono richiamati alla loro responsabilità e redarguiti per i loro silenzi e le loro parole che nascondono i crimini di Israele, “noi non siamo antisemiti”, dice Luca prima di iniziare il racconto, “perché anche i palestinesi sono semiti, perché anche su questa ignoranza giocano gli israeliani quando accusano di antisemitismo”, racconto vero, vivo e forte, come la morte, dei diritti e della dignità, grazie.

L’8 marzo, a Messina, in un fantomatico centro di geofisica e vulcanologia abbandonato e occupato dagli ex occupanti del Teatro Pinelli Itinerante in Fiera sgomberato il 14 febbraio … si è verificato ancora un miracolo: l’ascolto, il silenzio, il sentiero del racconto che entra nelle viscere si è fatto carne!

Restiamo Umani al Nuvola Rossa
fotografia di Martina Bellantone
da Alessandra Arrigoni
Portiamo nelle nostre città questo spettacolo.

da Daniela Piazza
"Restiamo Umani" - performance teatrale meravigliosa a partire dal titolo in se "conflitto" Israele-Palestina - trattato con poetica, ritmo e coinvolgimento emotivo elevato. Bravissimi i due attori: impegnati, maturi, straordinariamente veri.

da Elisa Betta D'Addese
Uno spettacolo emozionante! Proiettati per un momento in quella striscia di terra che sembra così lontana da noi, troppo distratti e sordi per ascoltare le grida di dolore di un popolo che chiede solo di essere lasciato libero di esistere..."Restiamo Umani"!

da Carmela Lombardi
Una serata intensa .... questo è il teatro vero! Quello che rappresenta la realtà e fa riflettere su essa! Grazie a UltimoTeatro e agli organizzatori.

da Fabio Della Rocca
Gli Ultimo Teatro veramente coinvolgenti!!!

Restiamo Umani al Nuvola Rossa
fotografia di Martina Bellantone
dal Collettivo Bujanov
Perchè il teatro possa servire per far riflettere sulla nostra condizione.

Attaccati e dipendenti dagli apparecchi tecnologici e completamente devoti a quello che ci passano i Media, non riusciamo piu' a ritrovare la nostra condizione Umana, di Individui.

Guerre, Fame nel mondo, Degrado ambientale, Povertà, per citare alcune delle piaghe del nostro tempo, sembrano non riguardarci, sembrano lontane anni luce dalla nostra piccola e "ovattata" condizione.

Non realizziamo per niente che tutto parte da qui, dal nostro mondo "civilizzato", dai nostri piccoli e, apparentemente, inutili gesti. Restiamo Umani è un'occasione per aprire gli occhi.

da Carmen Valisano (ctZen)

[..] si raccontano le contraddizioni di un popolo sopravvissuto alla Shoah e al dominio del mondo occidentale. E poi si mostrano i bambini di Gaza, descritti come «mocciosi da record» per essere «sbucati fuori dal ventre della morte», i giocattoli e i libri a loro destinati bloccati al confine dall’esercito, i tentativi di resistenza. «Come si fa a restare umani quando la morte è tangibile nell’aria?», si chiede Privitera descrivendo la vita quotidiana dei palestinesi. La motivazione sta nella speranza, in cui credeva Arrigoni: «Restiamo umani perché un giorno tutto questo finisca, nonostante tutto».

da Gio Roots 
Bello. Intenso e necessario.

per saperne di più 







La Fame

Discorso di Samer Issawi,  sul punto di morte.

Israeliani:

Sono Samer Issawi in sciopero della fame da otto mesi consecutivi, attualmente ricoverato in uno dei vostri ospedali chiamato Kaplan.
Un grido per Marco Camenisch

Marco Camenisch è in carcere. Da vent’anni. Non ha mai ucciso nessuno. Ha fatto solo danni alle cose.
24 -25 MARZO 2013

"Disagio diffuso e salute globale nel terzo millennio"

Un altro punto di vista su conflittualità, attacchi di panico, depressioni, alcolismo, tossicodipendenze, disabilità, disturbi dell'alimentazione, psicosi, ecc.
Issawi: Non mi sono arreso all'occupante

Samer Issawi, al 214esimo giorno di sciopero della fame, invia una lettera al The Guardian: "Questa battaglia è l'ultima pietra che mi rimane da lanciare".
Avere la possibilità di assistere ad una lezione Yves Lebreton non ha prezzo. Un maestro vivente che scardina l'eterno muro del teatro, aprendosi alla vita attraverso il dono della propria intimità e della propria conoscenza universale.
DI SERGIO DI CORI MODIGLIANI

Libero pensiero 

L’ho saputo davvero per caso. Il che la dice tutta.
Cena Senegalese in onore delle vittime della strage fascista del 13 dicembre 2011 a firenze

menù:

Mafè (stufato di verdure, carne e burro di arachidi con riso bianco)

Cous Cous di pollo con verdure

Macedonia

Vino e caffè

costo 15 euro 

(il ricavato sarà devoluto a Moustapha Dieng)

Comunicato
Salve a tutti dopo l'ultima esperienza fatta a l'Aquila durante una replica di Restiamo Umani e aver conosciuto la Casa del Teatro ed alcuni dei suoi abitanti, in particolare Giulio Votta, UltimoTeatro ha deciso di collaborare con loro promuovendo alcuni dei loro spettacoli.
L'idiozia dilaga sempre più.

Che la Maila sia un personaggio scomodo è risaputo. Le minacce in questi anni di lavoro e d'impegno civile gli sono arrivate varie volte, e dalle varie parti, soprattutto per il suo teatro e quello che scrive.
UltimoTeatro e LabAct Incursioni Urbane presentano nell'ambito della Palestra Popolare d'Artista 2009/2013 il secondo progetto seminariale con Matteo Vannini nel progetto intensivo di "Mimo Corporeo".

Il mimo corporeo è un'arte con un proprio codice; non è teatro, non é danza.
Laboratorio  delle Differenze

IV EDIZIONE

Novembre 2012 – Marzo 2013

Partecipazione gratuita

un progetto a cura dell'Associazione Arteriosa

direzione artistica Roberto Caccavo  

realizzato con il contributo di

Governo Italiano, Dipartimento della Gioventù

Regione Toscana,

Provincia di Prato
gli elfi ritornano allo spazio liberato di pistoia

con una CENA ed un CONCERTO
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pistoia city, non lontano dal mondo, Faroe Islands
teatro, concerti, cinema, mostre, laboratori, work shop, happening, vj, djset, dibattiti, incotri, utopie. Questo è il lavoro che va fatto. Questo è il momento per rialzare la testa. Non basta più imparare alcune tecniche o metodiche teatrali per sbloccare “il se” e restituirlo agl'altri. Bisogna tornare in strada e dire qualcosa di necessario. Analizzare la polis, la società, la politica, l’economia , l’umanità e metterla in scena. Dobbiamo avere il coraggio di tenere gli occhi aperti. Il teatro deve rinascere come luogo della comunicazione pura. Non deve essere più intrattenimento o svago ma punto di riflessione, di crescita, di conoscenza, di profondità. Questo sarà un tentativo di creazione collettiva, tutti saranno i protagonisti e gli autori. A tutti sarà chiesto di partecipare come attori, come drammaturghi, come registi. Tutti opereranno al fine di condividersi, nella propria totalità. Quest'ultima “la condivisione” sarà l’unica arma che potrà risollevare le sorti del nostro futuro. Vogliamo aprire quelle porte che amplificano la propria e l'altrui capacità espressiva, emotiva, intellettuale e renderle utili.
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